UN BICCHIERE DI ACQUA E LIMONE: UN FALSO MITO - Studio di Nutrizione e Salute | Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista

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UN BICCHIERE DI ACQUA E LIMONE: UN FALSO MITO

Molte volte mi viene chiesto se un bicchiere di acqua e limone la mattina possa far dimagrire, o possa funzionare come detossificante, alcalinizzante e come antitumorale… La risposta è NO!
Vi spiego perché questo famigerato metodo “miracoloso” non funziona.

Anche se l’acido citrico, contenuto nel limone, avesse potere alcalinizzante, il nostro organismo manterrebbe il pH ematico (quello del sangue) costantemente sul valore di 7.4, essenziale per sopravvivere. Non solo, ma l’acido citrico nei pazienti affetti da gastrite può danneggiare ulteriormente la mucosa gastrica poiché aumenta l’acidità (abbassa, quindi, il pH) e a lungo andare può avere effetti negativi sulla mucosa anche in individui sani. Inoltre può nuocere anche al cavo orale con la sua azione erosiva a carico dello smalto dei denti.
Il limone rimane sicuramente un ottimo alimento dalle molteplici proprietà, ad es. è una buona fonte di vitamina C (anche se ce ne sono di migliori come i kiwi, le arance, il peperone o il cavolfiore) ed il bicchiere di acqua la mattina (specie se calda) può contribuire ad una corretta funzione intestinale.
Tuttavia, le tanto decantate proprietà alcalinizzanti ed anticancro del limone, come di tantissimi altri alimenti e ritrovati, sono completamente false e inutili come inutile è la cosiddetta DIETA ALCALINA.
Vediamo nel dettaglio perché:

IN SINTESI
  • L'idea che sia possibile combattere il cancro rendendo basico il pH dei tessuti con un intervento dietetico esterno è priva di fondamento scientifico.
  • I succhi gastrici necessari alla digestione sono intensamente acidi e sono quindi in grado di acidificare un alimento alcalino subito dopo che lo abbiamo ingerito e ben prima che venga assorbito.
  • Il pH dell'organismo è pari a 7,4: questo valore rappresenta un punto di equilibrio essenziale per la sopravvivenza, equilibrio che viene salvaguardato dai processi metabolici.
  • Se davvero riuscissimo ad alcalinizzare il nostro pH, andremmo in alcalosi metabolica, una situazione che si verifica in alcune malattie e che richiede un immediato intervento medico perché può essere potenzialmente mortale.
  • Nessuna dieta da sola può curare il cancro.

CHE COS'È LA DIETA ALCALINA
La cosiddetta “dieta alcalina" si basa sull’assunzione di alimenti che, secondo chi la sostiene, dovrebbero portare il pH del corpo verso l’alcalinità (il contrario dell'acidità). Secondo alcuni questa dieta avrebbe proprietà benefiche anche contro il cancro. Per capire se ci può essere qualcosa di vero in certe affermazioni, occorre partire dal termine "alcalino" che si riferisce a un parametro chimico: il grado di alcalinità, indicato da un valore di pH superiore a 7.
Siamo attorniati da sostanze acide e basiche. Il pH misura la concentrazione degli ioni idrogeno in un liquido, e quindi la sua acidità o alcalinità. I valori del pH vanno infatti da 0, per gli acidi più forti, fino a 14, che rappresenta il massimo dell'alcalinità. Le sostanze alcaline sono dette anche “basi”, una sostanza con pH molto alto è definita una “base forte”. Il valore intermedio della scala, il 7, è quello dell'acqua distillata, ovvero acqua in cui non è disciolta alcuna sostanza in grado di spostare l’equilibrio verso l’acidità o l’alcalinità. L'acqua distillata quindi ha pH neutro e non è né acida né alcalina.
Nella vita quotidiana possiamo venire in contatto con sostanze più o meno acide - come il succo di limone, l'aceto e il caffè - o più o meno basiche - dall’ammoniaca fino alla soda caustica (di cui è nota l'estrema pericolosità dovuta proprio al fatto che è estremamente basica).
I succhi gastrici che ci aiutano a digerire i cibi sono fortemente acidi (hanno un pH compreso tra 1 e 2): contengono infatti acido cloridrico, una sostanza che è venduta, diluita e impura, con il nome di acido muriatico.
Il sangue e i tessuti sono leggermente alcalini, con lievi oscillazioni attorno al valore di pH 7,4: l'equilibrio attorno a questo valore (con brevi escursioni fino a 7,3 o a 7,5 per qualche minuto) è cruciale per il funzionamento dell'organismo. Questo equilibrio, detto “equilibrio acido-base”, è mantenuto grazie a meccanismi automatici molto efficienti, basati sulla respirazione (che insieme all'aria espirata fa uscire dall'organismo le sostanze volatili in eccesso). In misura minore il pH del sangue è mantenuto anche dall'attività dei reni, che con le urine elimina le sostanze non volatili responsabili di un eventuale squilibrio.
Quando assumiamo una sostanza acida (come una spremuta di agrumi o un succo di pomodoro) o una alcalina (come un cucchiaio di bicarbonato di sodio) il corpo si mette subito in moto: alcuni sensori avvertono lo squilibrio e attivano i meccanismi che permettono al pH del sangue di tornare al valore di 7,4. Se qualcosa non funziona, l'organismo entra in uno stato di acidosi metabolica o, al contrario, di alcalosi metabolica, che rischia di portare alla morte in breve tempo.

L’IPOTETICA RELAZIONE COL CANCRO
Queste premesse sono necessarie per rispondere alla domanda cruciale: che senso ha una "dieta alcalina" che punta ad "alcalinizzare l'organismo" dal momento che tutto il nostro metabolismo lavora per evitare che ciò accada? Di fatto è praticamente impossibile modificare in modo sostanziale il pH dell'organismo perché siamo costruiti per impedire che ciò accada.
Si possono davvero avere benefici anticancro mangiando cibi che al di fuori dell'organismo tendono a essere basici, come alcuni frutti e alcuni legumi? A tale scopo, la risposta è no. Qualunque cibo viene infatti rapidamente in contatto con i succhi gastrici presenti nello stomaco, che sono molto acidi. Essi ne neutralizzano l’alcalinità, rendendo l'alimento neutro o addirittura acido prima ancora di essere assimilato.
Se anche esistesse un cibo capace di mantenere la propria alcalinità dopo aver attraversato lo stomaco, e di alterare il pH del sangue e dei tessuti, l'organismo metterebbe in funzione i sofisticati ed efficienti meccanismi automatici per riportare immediatamente il pH ai valori normali, attorno a 7,4. In caso contrario l'organismo si troverebbe in pochi minuti in stato di alcalosi metabolica, e sarebbe necessario l'intervento urgente di un'équipe medica per evitare la morte.

COSA DICE LA RICERCA SCIENTIFICA
In una recente revisione della letteratura scientifica, ossia un’analisi degli articoli in cui gli scienziati hanno descritto i risultati delle loro ricerche, non è stata riscontrata nessuna evidenza che la dieta alcalina influenzi la formazione di un tumore o che possa curare un tumore già esistente. Si è visto che particolari tipi di cellule tumorali coltivate in laboratorio crescono meglio in un ambiente acido. L’ambiente di laboratorio è tuttavia ben diverso dal corpo umano, il cui pH dovrebbe in teoria cambiare interamente per modificare il pH del microambiente in cui crescono le cellule tumorali. Come abbiamo già detto, questo non è possibile. È stato accertato che la dieta o l’uso di integratori possono influenzare il pH delle urine (con un aumento di 0,2-1,2 unità), ma non il pH del sangue (che varia al massimo di 0,02 unità). I risultati di uno studio che ha coinvolto quasi 30.000 uomini finlandesi hanno escluso che l’acidità della dieta aumenti il rischio di tumore della vescica. Non ci sono studi che dimostrino un effetto di una dieta alcalina su tumori già formati. Nel caso del tumore della vescica, non si può escludere che l’alcalinizzazione delle urine possa persino interferire con i trattamenti anti-tumorali.

ATTENZIONE ALLE CORRELAZIONI
Coloro che vogliono dimostrare un nesso tra l'alcalinità della dieta ed effetti benefici per la salute riportano correlazioni che possono trarre in inganno. Immaginiamo per esempio che una persona osservi un miglioramento delle capacità di concentrazione e veglia in chi beve caffè e che attribuisca questo effetto al fatto che il caffè è acido: in realtà non è l'acidità del caffè a influenzare la concentrazione, quanto una sostanza presente nel caffè, ossia la caffeina.
Gli studi di correlazione possono fornire informazioni importanti, ma vanno valutati con attenzione. Nel caso della dieta, si può certamente affermare che ridurre l'apporto di carne e fritti e favorire il consumo di frutta e verdura è una mossa intelligente, perché corrisponde a ciò che noi sappiamo oggi essere la migliore dieta preventiva contro il cancro, ma ciò non ha nulla a che fare con la basicità o l’acidità degli alimenti.
Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista
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